Sabato 29 Settembre a Formia convegno “Mafie in Italia, quali strategie di contrasto?”

Si svolgerà Sabato 29 Settembre a Formia, presso l’Hotel Appia il “Convegno sulla mafia” con il sostituto procuratore della DDA di Napoli Cafiero de Rhao, il giornalista Nello Trocchia, il colonnello della GdF Paolo Kalenda, il sindaco di Pastena Arturo Gnesi ed altri ancora.
Proprio Arturo Gnesi, relatore con “La trasparenza degli atti della P.A. per il contrasto della camorra”, scrive: “C’è molto clamore attorno alla vicenda della Regione Lazio, ma cala il silenzio quando si parla di mafia.
C’è molta indignazione attorno alle dimissioni della Polverini, ma se non cambia la cultura politica e la mentalità dei cittadini potremmo eleggere persone diverse che faranno le medesime cose!
Intanto la vita prosegue ed esistono altre situazioni incancrenite e pericolose che stanno devastando il tessuto sociale, impadronendosi del mercato, monopolizzando i gruppi finanziari e condizionando fortemente le scelte della politica.
Paolo Borsellino diceva che la mafia occupa lo stesso territorio dove c’è lo Stato e allora o si combattono o trovano l’accordo.
Nel Lazio la mafia è presente e le forze dell’ordine sono impegnate in prima fila per difendere l’incolumità dello Stato, ma non sempre la stessa energica e convinta azione viene sprigionata dalle forze politiche e forse si capisce il perchè.”

Ha un senso parlare di mafia se accanto all’interesse storico che ci fa sapere da dove parte riusciamo anche a capire da chi è fatta e soprattutto dove vuole arrivare.
Sicuramente è importante ricordare le vittime della mafia, le uccisioni dei servitori dello Stato, le stragi compiute negli anni passati ma è fondamentale sapere da dove provengono i soldi, come vengono utilizzati nel mercato e soprattutto chi copre le attività mafiose.
La mafia non è un fenomeno estinto, non è un capitolo chiuso, non è un argomento morto, la mafia non può essere affrontata alla stregua del brigantaggio o di un banditismo più evoluto perché la mafia è molto di più di un’organizzazione criminale, è un potere che per esistere ha bisogno del silenzio dei cittadini e della complicità delle istituzioni.
Parlare della mafia limitandosi a considerare solo l’omertà quale l’aspetto più caratteristico e storicamente più declamato dai vari studiosi significa sottovalutarne la capacità di adattamento e di penetrazione nelle pieghe della società contemporanea.
Parlare della mafia che contrasta con le armi e le stragi le indagini dei giudici e le sentenze dei tribunali significa non considerare il livello di controllo che esercita nelle istituzioni.
La mafia è un potere economico e una forza militare ma non riuscirebbe a sopravvivere senza gli intrecci, i legami, le collusioni, le connivenze con una parte del mondo politico che baratta voti e favori in cambio del sostegno elettorale.
La mafia oggi non ha bisogno di intimorire i nemici, di lanciare proclami, di imporre le sue regole su un preciso territorio perché è molto più conveniente la riservatezza e il silenzio, è più proficuo manovrare i capitali e investire sui mercati grosse cifre di denaro.
Oggi la mafia produce ricchezza con l’aggiudicazione degli appalti e la realizzazione di opere pubbliche, oggi la criminalità organizzata si serve dei professionisti che sanno esplicitare con un linguaggio moderno le strategie delle nuove famiglie che detengono il comando, oggi per non soccombere hanno bisogno di conoscere le leggi della finanze, di controllare le borse e di frequentare i palazzi della politica. Non è una novità che anche nella nostra provincia ci siano presenze inquietanti delle varie mafie e che i clan da anni si rafforzino con una presenza sempre più diversificata e imprenditoriale sull’intero territorio.

E’ ovvio che il fenomeno è in crescita e che una classe politica che sottovaluta il malaffare e nasconde gli episodi di corruzione e di connivenza non potrà che spianare la strada a nuovi insediamenti e all’appropriazione di pezzi della società e dello Stato da parte di questo sistema affaristico- clientelare.
Un problema culturale, di ripristino della legalità, un problema di programmazione della lotta alla criminalità da parte delle forze dell’ordine, un problema di atti legislativi concreti che non possono togliere risorse e mezzi a coloro che portano avanti, tra mille difficoltà, pericolose indagini.
Un problema che riguarda la scuola, ma anche la sensibilità della chiesa per anni timorosa e taciturna per quanto concerne le problematiche legate all’ingiustizia sociale, alle infiltrazioni mafiose e alle connivenze politiche.
Un convegno che sarà un segno di cambiamento in una società ancora bloccata e disorientata di fronte alle trattative che vent’anni fa coinvolsero pezzi dello stato con la cupola mafiosa. Un convegno che vuole incoraggiare a proseguire lungo la strada della legalità in un vasto e variegato contesto dove i clan hanno rialzato la testa e hanno iniziato una lotta fratricida per il controllo del territorio. Saranno parole che descriveranno il disagio, il pericolo e la prospettiva di una lotta alla mafia che nel Lazio ancora fatica ad avere una sua fisionomia ed organicità.

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