Mercoledì 3 Ottobre, nella Sala Capitolare del Senato della Repubblica, è stato presentato il 10° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, un’indagine sulle abitudini degli italiani e il loro rapporto con i media nell’era digitale dal titolo “I media siamo noi. L’inizio dell’era biomediatica”.
Grazie alla diffusione di device sempre più piccoli e mobili e al successo dei social network, oltre al proliferare delle connessioni mobili, l’integrazione tra utente (fruitore e al contempo produttore) e media (i contenuti) è ormai compiuta. Oggi la diffusione delle app per smartphone e il cloud computing stanno rafforzando ulteriormente la centratura sull’individuo del sistema mediatico. La tecnologia cloud, con la delocalizzazione in una sede remota della memoria presso cui risiedono i contenuti digitali, determina la “smaterializzazione” delle macchine, che diventano sempre più piccole e portatili, fino a costituire solo un’appendice della propria persona: un prolungamento che ne amplia le funzioni, ne potenzia le facoltà, ne facilita l’espressione e le relazioni, inaugurando così una fase nuova: l’era biomediatica, in cui diventano centrali la trascrizione virtuale e la condivisione telematica delle biografie personali “I media siamo noi” è allora un’affermazione vera dal punto di vista della fruizione dei contenuti, che sintetizza correttamente l’evoluzione dei consumi mediatici, perché siamo noi stessi a costruirci i nostri palinsesti multimediali personali, tagliati su misura in base alle nostre esigenze e preferenze.
Dall’indagine il primo dato che emerge chiaro è la crescita dell’utilizzo del web: il 62,1% degli italiani naviga in rete, con un incremento del 9% rispetto al 2011. Contemporaneamente Facebook vede aumentare i propri iscritti in Italia dal 49 al 66,6% dei navigatori, il 41,3% della popolazione totale e il 79,7 dei giovani.
L’utente, da fruitore di contenuti, diventa anche produttore degli stessi contenuti, spesso utilizzati anche dai canali di informazione “ufficiali”: è il caso di portali web come Youreporter, o di Youtube che registra un incremento, tra coloro i quali navigano sul web, di oltre il 7%, interessando quasi l’80% della popolazione totale giovanile.
Ma il web non significa più solo PC: la diffusione dei cellulari è ormai dell’80 % tra la popolazione italiana, con un incremento deciso degli smartphone, che nell’ultimo anno registrano un incremento del 10%, utilizzati dal 27,7% della popolazione totale e da oltre la metà dei giovani fino a 29 anni.Oltre 1 utente di smartphone su 3 nell’ultimo anno ha scaricato applicazioni: giochi (63,8%), meteo (33,3%), mappe (32,5 %), social network (27,4 %), news (25,8 % e sistemi di comunicazione (23,2 %).
In questo panorama “tengono” i media tradizionali, con la TV vista dalla quasi totalità delle persone, con a breve distanza la sempre seguitissima radio.
Diversa la situazione sulla carta: i quotidiani registrano l’ennesimo calo dei lettori del 2,3% che oggi sono oramai solo il 45,5%, anche se le testate online contano il 2,1 per cento di contatti in più (20,3 per cento di utenza). Male free press e settimanali, meglio invece i mensili. Anche l’editoria libraria diminuisce del 6,5%.
Il dato più inquietante è il calo tra l’editoria di news, soprattutto nella fascia di popolazione ad istruzione più elevata (diplomati e laureati), che testimoniano della rivoluzione in atto nell’informazione e nella fruizione di questa.
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