Poche ore fa il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha apposto la propria firma sul Decreto del Governo riguardo il riordino delle province che diventa, così, attuativo: a partire dal 1° Gennaio 2014 le province di Frosinone e Latina verranno accorpate nella nuova provincia di Frosinone-Latina, con quest’ultima che diventa capoluogo.
Come recita il documento, infatti, diventa capoluogo la città con il maggior numero di residenti, a meno di accordi diversi tra i comuni.
Le sedi istituzionali dovranno obbligatoriamente risiedere nel capoluogo, ponendo fine a tutte le ipotesi ventilate nelle scorse settimane di sedi distaccate per favorire gli abitanti dei comuni più lontani da Latina.
Sempre nel documento viene deciso il periodo in cui dovranno avere luogo le elezioni, cioé in una data da scegliere tra quelle disponibili nel mese di Novembre del prossimo anno. A partire dal 1° Gennaio del 2013, poi, le giunte interessate vengono di fatto sciolte e gli atti e relative competenze svolte dal Presidente di Provincia che può delegarle fino ad un massimo di tre consiglieri provinciali.
I Sindacati sono già sul piede di guerra, decisi a difendere il posto di lavoro di tanti dipendenti degli enti che verranno accorpati. Per il decreto, se le organizzazioni sindacali non troveranno un accordo con la nuova provincia, i dipendenti passeranno di ruolo e gli organici, ovviamente, ridotti viste le diminuite necessità.
Insomma, una rivoluzione. In queste settimane ne abbiamo sentite di tutti i colori, da coloro che si sentono feriti e a cui viene reciso il “senso di appartenenza”, le proprie radici; per altri la distanza che ci sarà tra istituzione e cittadini diventerà abissale, e i bisogni di questi ultimi nella migliore delle ipotesi incompresi.
Forse, probabilmente, sarebbe stato più opportuno se le province, che adesso gridano allo scandalo e all’usurpazione, avessero lavorato più alacremente a favore del territorio e dei suoi abitanti quando ne avevano i mezzi e la possibilità. Tra le altre cose c’è da dire che il Governo aveva chiesto delle proposte sul riordino delle province alle regioni interessate e il Lazio (in compagnia della Calabria) è stata l’unica regione che si è ben guardata dal farlo, forse impossibilitata dalla paralisi istituzionale seguita alle note (e tristi) vicende giudiziarie. In ogni caso, se ci fosse stata la possibilità di presentare un piano concordato, magari più condiviso dagli attori in campo, le cose sarebbero andate meglio, ma tant’è.
Adesso sorgeranno delle importanti difficoltà di carattere logistico, forse sottovalutate o addirittura ignorate da chi ha materialmente stilato il decreto: pensiamo ai collegamenti con Latina, vista la cronica congestione della vetusta Statale 156 dei Monti Lepini, unico collegamento con il nuovo capoluogo. Di linee ferroviarie neanche l’ombra, e i pochi collegamenti con i mezzi pubblici del Cotral riguardano esclusivamente l’asse Frosinone-Ceccano-Latina, che tagliano fuori i centri più piccoli, come il nostro, ad esempio.
Conoscendo la crisi che attanaglia l’azienda di trasporti regionale, ci risulta difficile pensare a un servizio pubblico di trasporto verso Latina dai centri più piccoli del frusinate, con grave danno di chi non possiede un’automobile.
L’alternativa è un aumento del traffico privato, del resto il prezzo della benzina corre e con esso le accise che il Governo incassa.
Fonte: UPI
Lascia un commento