Biomasse inquinanti e non remunerative per lo Stato: in arrivo una tassa sulla legna da ardere?

Dimenticate il classico focolare domestico, così diffuso nelle case di campagna e presente praticamente in tutte le case amasenesi: il camino e l’utilizzo della legna da ardere per il riscaldamento domestico potrebbero in un futuro non troppo lontano, diventare solo un malinconico ricordo del tempo che fu.
E’ quello che emerge da uno studio condotto da Nomisma Energia presentato al convegno promosso da Assoliquidi “Biomasse termiche in Italia, riflessi economici ed ambientali”
Spiega Davide Tabarelli Presidente di NE-Nomisma Energia: “Il confronto tra i combustibili rileva che le biomasse termiche emettono bruciando, anche nelle migliori condizioni, oltre 1000 volte più particolato fine delle fonti gassose come il GPL. Sebbene sia fondamentale tenere conto del vantaggio economico nell’uso di biomasse e della riduzione, a volte discutibile, della CO2, non dobbiamo dimenticare la priorità ambientale della qualità dell’aria. Si evidenzia che per quanto riguarda le emissioni di polveri, NOX, diossina, l’utilizzo delle biomasse comporta attualmente emissioni molto più consistenti rispetto ai combustibili tradizionali e, in particolare, a quelli gassosi”.
Insomma, il tradizionale camino sarebbe una fonte di inquinamento capace di allontanare l’obiettivo di riduzione di sostanze nocive nell’aria come previsto dal Protocollo di Kyoto, ratificato anche dall’Italia, e che impone, appunto, una progressiva diminuzione degli inquinanti emessi nell’atmosfera dalle attività umane, con il riscaldamento domestico che fa la parte da leone nel contribuire a rendere irrespirabile l’aria delle nostre città.
Negli ultimi anni, però, l’utilizzo di biomasse per il riscaldamento delle abitazioni (principalmente legna da ardere e pallet) è aumentato vertiginosamente a causa della crisi, grazie anche al basso costo delle biomasse e all’assenza di accise e con una Iva agevolata, diventando estremamente vantaggiose per il consumatore rispetto al GPL, al metano o al gasolio.
Questo provoca un doppio danno: l’aumento dell’inquinamento, come abbiamo visto, e una diminuzione considerevole di introiti per le casse statali.
Seguendo il trend in atto (vedi grafico), l’ammanco da qui al 2020 sarebbe di circa 20 Miliardi di Euro. Denaro che andrebbe a sommarsi a quello necessario per tentare di raggiungere gli obiettivi previsti proprio dal protocollo di Kyoto. Insomma, il classico “cane che si morde la coda”, e chissà se questo costringerà i nostri amministratori a tentare di porre rimedio al continuo aumento del consumo di biomasse, magari prevdendo tasse e accise anche per l’economica legna da ardere.

Fonte: ecoblog

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