Week end di lavoro, quello scorso, per gli speleosub del Soccorso Alpino e Speleologico. Teatro delle esercitazioni la risorgiva di Capodacqua, una grotta naturale che per la particolare conformazione è meta da anni di appassionati e professionisti.
Il Soccorso Alpino e Speleologico da anni opera anche in questi ambienti, per portare aiuto agli infortunati. Dal 1984 è attiva una Commissione Speleosubacquea (ComSub), che ha il compito di coordinare le loro attività, ma anche di sviluppare tecniche e materiali con un approccio scientifico al soccorso in cavità, naturali o artificiali, completamente allagate e di difficile accesso. I tecnici del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) che operano in questo campo sono tutti abilitati ad immersioni in profondità (altofondalisti) ed operano con i più moderni mezzi ponendoli al top del settore anche in ambito internazionale.
La tre giorni di esercitazioni è consistita in prove di salvataggio di persone ferite in questi ambienti e consentito di testare diverse tecniche e materiali innovativi nel settore: respiratori a circuito chiuso (rebreather) di recente arrivo anche nel mondo della tecnica subacquea ricreativa, un innovativo “mutone”, una muta stagna da usarsi per vestire e proteggere una persona bloccata dall’acqua in un luogo accessibile ed evacuabile solo tramite immersione subacquea, con il supporto di una Camera Iperbarica Mobile, trasportata da un apposito mezzo (vedi foto) o, all’occorrenza, anche elitrasportata, un presidio sanitario mobile in grado di operare con velocità sullo scenario dell’emergenza, senza attendere il trasporto dell’infortunato fino alle tradizionali camere iperbariche normalmente ospitate negli ospedali.
I tecnici del CNSAS hanno immobilizzato un figurante con un KED, un dispositivo per immobilizzare e muovere in sicurezza una vittima con sospetto di lesioni. Poi hanno trasportato il ferito lungo il sifone: un percorso di diverse decine di metri, completamente allagato, dall’uscita della risorgiva fino ad una grotta interna, dove i rilevatori di CO2 hanno confermato la possibilità di respirare l’aria presente. Questa tratta è stata percorsa con la persona immobilizzata più volte, per trovare l’assetto migliore sott’acqua.
L’esercitazione, svoltasi alla presenza di alcuni esponenti del Dipartimento di Protezione Civile e dal presidente nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, Pier Giorgio Baldracco, è stata propedeutica all’evento che si terrà il mese prossimo in Campania: l’esercitazione Twist che vedrà impegnate le forze di soccorso e protezione civile a disposizione sull’intero territorio nazionale ed europeo, nell’ambito del soccorso in acqua.
Il personale del CNAS, durante la permanenza ad Amaseno, è stato assistito, per la parte logistica, dalla Protezione Civile locale, dal Comune di Amaseno e dalla Polizia Locale.
Fonte:il giornale della protezione civile
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