ALLA SCOPERTA DI ANTICHE TRADIZIONI E VECCHI MESTIERI: LA SALVIA LOCALE UN PATRIMONIO DA VALORIZZARE

Insieme all'assessore alla cultura dottoressa Sabrina Mastromattei

Un tempo non lontano raccogliere la salvia selvatica delle colline amasenesi era un mestiere vero e proprio ovviamente stagionale. Centinaia di persone partivano dal paese per recarsi di buon ora in collina con cestini di vimini e spaghi per conservare le foglie appena raccolte fino a destinazione. Le foglie o le intere piantine venivano regimate in piccole “balle” da vendere ad industre cosmetiche, farmaceutiche o gastronomiche.  Molte aziende infatti si servivano della salvia nostrana sia per la cosmetica che per la farmacia nonché per l’igiene. Questa pianta è nota ed inconfondibile, già dai tempi degli antichi romani era largamente consumata sia in cucina come condimento che come profumo naturale. In cucina si tratta di un aroma “regina” che esalta i sapori di tanti piatti, prevalentemente arrosti, usata sin dall’antichità rappresenta un ingrediente insostituibile. “In aggiunta alle sue proprietà aromatiche, le virtù fitoterapiche della salvia erano ben note sin dall’antichità. I Romani la utilizzavano come disinfettante, digestivo e calmante nonché per regolare la sudorazione e il ciclo mestruale (essendo ricca, come oggi sappiamo, di flavonoidi con azione simil-estrogenica), la Scuola Medica Salernitana la chiamava ‘Salvia Salvatrix’ e oggi la troviamo in farmacia nella composizione di integratori, soluzioni e creme dermatologiche per le sue proprietà antiossidanti e antisettiche” ci ha detto la dottoressa Sabrina Mastromattei farmacista ad Amaseno. Le nostre colline abbondano di questa straordinaria pianta famosa anche per la sua duttilità in cucina, infatti le frittelle di foglie di salvia sono un contorno veramente ottimo. Adesso hanno preso piede anche come rinforzo per gli aperitivi ed il segreto per la loro bontà è la pastella fatta di farina e birra, ad esempio la cucina storica di Bartolomeo Scappi o Martino Da Como che tanto successo sta facendo in questo momento grazie alle nuove tendenze che gli istituti alberghieri stanno diffondendo circa la riscoperta della gastronomia storica.

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La prima giornalista donna della Valle dell'Amaseno, tra le province di Frosinone e Latina, iscritta all'ordine nazionale dei giornalisti (pubblicisti) Lazio - dal 1996, laureata in lettere moderne nel 1996 e scienze dell'educazione nel 2010 presso l'ateneo di Cassino, Frosinone. Insegnante di lettere presso IPSSEOA di Ceccano. Ha lavorato in giornali nazionali come Il Tempo ed Il Messaggero (redazioni di Frosinone) Ciociara oggi e l'Inchiesta di Cassino. Ha pubblicato un saggio di storia locale sul Busto di San Tommaso Veringerio, finanziato dall'amministrazione provinciale di Frosinone. Dopo l'acquisto autonomo ed il restauro a proprie spese di stabili antichi, nel centro storico di Amaseno, ha creato locazioni idonee per tutte le possibilità economiche a pochi passi dalla collegiata gotica di Santa Maria in Amaseno in provincia di Frosinone. Presso l'IIS Ceccano FR ha svolto per sei anni un progetto laboratorio di giornalismo e comunicazione con gli studenti. Oltre che di Amaseno News è stata direttore dei giornali: La Voce di Villa (edito è stampato dal comune di Villa Santo Stefano) InformAmaseno (edito dal comune di Amaseno) e La Voce di San Giovanni (paese in provincia di Frosinone dove attualmente risiede)

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